Fatti

Fare mattino

È quasi arrivata l’ora, perciò puoi cominciare a gesticolare via la notte con le mani, sbiadire il buio a colpi di palpebre, ingoiare dentro le iridi la fuliggine scura della notte che arrossa gli occhi e rende liquidi gli orizzonti.
Parlami di come un giorno la poesia ti è scivolata via da dosso – da te che sei così importante – e, senza un motivo, si è incollata sulle cose da niente.
Sugli spigoli netti dei gradini davanti alle chiese nel mezzogiorno d’agosto; sul baluginare dei denti di una persona che ride da sola nell’abitacolo della sua auto bianca; sull’ombra aliena di un albero spoglio; dentro il becco di un merlo, dov’è rimasta per un po’ in compagnia di una bacca violacea; nella voce opaca dei morti; nei rapidi scatti di polso di un barbiere zoppo, e in molti altri posti ancora.

Parlamene finché la voce non ti si sarà fatta roca e solo allora potrai dire: “guarda, rischiara”.

Standard