Eventualità, Istruzioni

Istruzioni per calcolare il tempo

Si cominci con l’immaginare il lungo corridoio di un museo. Le statue senza naso dipingono ombre lunghe sulle pareti alle loro spalle. Natiche di marmo dalle linee morbide come carni vive.

Verrà in mente, a questo punto, un fatto dimenticato: che le sirene, negli antichi miti, non erano pensate per metà pesci come le pensiamo noi, bensì la folle unione di donne e uccelli marini, appollaiati agli scogli con le loro zampe coriacee di antichi sali marini. Ci si chiederà, allora, se dalle loro labbra di carne sfuggisse, a volte, un grido acuto di gabbiano, a salutare il mare nell’incombere della sera.

Ci si fermi con la mente, adesso, di fronte a una testa pallida. Si noti che il suo naso di marmo è solcato al centro da una piccola fossetta. Si faccia una considerazione: quella fossetta è quasi uguale a quella che attraversa per il lungo la punta del vostro stesso naso.

Si ragioni su quanto a lungo possa viaggiare attraverso i volti una fossetta sul naso. Adesso non si potrà non pensare che il ticchettare nervoso delle lancette sugli orologi del mondo sia, in fondo, poco più di una convenzione poco pratica, superata dai fatti.
Si proceda calcolando i giorni con metodi più moderni, ad esempio tenendo in conto la forma del naso di una statua greca, contando le volte in cui quel naso è tornato, migrando attraverso i visi come uno stormo di uccelli quando viene l’autunno.

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Fatti, Persone

Nemici invisibili

Una donna in piedi al centro del salotto, di fronte alla finestra aperta. Qualcuno, vedendola, potrebbe pensare che stia facendo ginnastica.

Alza le braccia con forza, verso il soffitto. Lancia calci violenti all’aria, gomitate a qualcuno che non c’è. Eccolo! Non lo vedi: non è lì, proprio dietro alle sue spalle. Allunga d’un tratto il collo, piegando il busto in avanti, sferrando una testata ad un naso ch’è altrove. Una lotta all’ultimo sangue con nessuno.

Ora la donna si è stesa a terra, con le gambe sopra a un tappeto che appare ruvido come la schiena di un ratto e la testa sul pavimento a piastrelle gialle, e sferra un attacco senza requie al suo nemico invisibile, battendo i talloni contro il nulla, a raffica.

Poi, come rispondendo ad un richiamo a ultrasuoni, che nessun orecchio tranne il suo può sentire, si alza, mettendosi prima a sedere e poi facendo leva con le mani sulle ginocchia. Eccola sparire dietro un angolo lasciando di sé solo una breve impressione sulla retina di chi la osserva.

Una manciata di secondi.

Torna con in mano un panno bianco, sul quale è ricamata in rosa la lettera L, e comincia a spolverare un tavolo di legno chiaro, che si trova appoggiato alla parete a destra.

Microcosmi di polvere le ballano intorno per un attimo, illuminati da una lama di luce.

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Istruzioni

Istruzioni per prepararsi a volare

Si cominci con il restare fermi.

Davanti abbiamo una parete che è un arrampicarsi verticale verso un cielo orizzontale, come quello che disegnano i bambini. Lassù, non viste, ci sono le stelle: palle di gas anarchici che pulsano di bianco e di verde e di colori lontani. Baluginare notturno prima che lo ingoi il giorno.

Guizzano i muscoli immobili d’una immobilità fremente.

Si scoprirà che da qualche parte suona una musica vaga come un imbrunire.

Non si potrà non pensare, ora, a magma caldo che ci ribolle sotto, nel punto della terra dove s’è puntato il compasso per disegnarne il centro. Poi a cellule impazzite, esplosioni roventi, crateri gelidi o ribollenti, mitocondri zigrinati che da uno si fanno due, pianeti che si incontrano e scontrano, con placche materiche e con DNA confusi, pronti a stiracchiarsi, allungarsi e confondersi per inventarsi nuovi.

Torneranno in mente, a questo punto, le parole sconnesse di una filastrocca che cantavate da bambini che citava, tra le altre cose, cosce di pollo e merletti. Ci si stiracchi, allora, tendendo la schiena come si tende un arco prima di scagliare la freccia.

Ma non la si scagli, per ora.

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