
Si cominci con l’immaginare il lungo corridoio di un museo. Le statue senza naso dipingono ombre lunghe sulle pareti alle loro spalle. Natiche di marmo dalle linee morbide come carni vive.
Verrà in mente, a questo punto, un fatto dimenticato: che le sirene, negli antichi miti, non erano pensate per metà pesci come le pensiamo noi, bensì la folle unione di donne e uccelli marini, appollaiati agli scogli con le loro zampe coriacee di antichi sali marini. Ci si chiederà, allora, se dalle loro labbra di carne sfuggisse, a volte, un grido acuto di gabbiano, a salutare il mare nell’incombere della sera.
Ci si fermi con la mente, adesso, di fronte a una testa pallida. Si noti che il suo naso di marmo è solcato al centro da una piccola fossetta. Si faccia una considerazione: quella fossetta è quasi uguale a quella che attraversa per il lungo la punta del vostro stesso naso.
Si ragioni su quanto a lungo possa viaggiare attraverso i volti una fossetta sul naso. Adesso non si potrà non pensare che il ticchettare nervoso delle lancette sugli orologi del mondo sia, in fondo, poco più di una convenzione poco pratica, superata dai fatti.
Si proceda calcolando i giorni con metodi più moderni, ad esempio tenendo in conto la forma del naso di una statua greca, contando le volte in cui quel naso è tornato, migrando attraverso i visi come uno stormo di uccelli quando viene l’autunno.