
Istruzioni per mangiare una mela: se si hanno più mele a disposizione guardarle bene, prima di sceglierne una. Magari, prima di decidere in maniera inequivocabile quale si mangerà, tirarle il picciolo per farle uno scherzo, ma con delicatezza: che non se ne debba avere a male. Saggiare con il dito il suo lato ammaccato. Si sa, infatti, che ogni mela (ogni mela che abbia vissuto) ha un lato più cedevole degli altri. A volte è marrone e, una volta che si sarà arrivati a saggiarne il sapore, si scoprirà che è ben diverso da tutte le altre parti della mela. Ma ogni cosa a suo tempo.
Una volta scelta quale mela si mangerà, soppesarla passandola da una mano all’altra, aumentando gradualmente la velocità dei passaggi, fino a fingere che le mele siano due. Se si vuole aumentare la difficoltà si può fingere che le mele siano tre, esibendosi in un vero numero da giocoliere. Peccato che non ci sarà nessuno a guardarlo. Poi, una volta stanchi del gioco (possono essere passati appena pochi secondi, o addirittura qualche minuto), lustrare tutta la buccia della mela utilizzando il bordo della manica destra. O, in alternativa, la parte della coscia più vicina al ginocchio. Mentre si svolgono queste semplici operazioni è consigliabile guardare il cielo, fuori dalla finestra, che si fa più scuro e che comincia a stagliare i contorni delle cose all’orizzonte, come in un gioco di ombre cinesi, ma molto più grandioso. Forse strideranno delle rondini: meglio ancora.
A questo punto si è pronti per dare il primo morso alla mela. Crac. Si stacca un pezzo rotondo, portando alla luce un pezzo di polpa croccante, bianca come il dente di un bambino. Si gusterà il suo sapore acidulo, che da di alberi nodosi di campagna, e ci ricorda un certo campo vicino a una chiesetta (la chiesetta dove si sono sposati i nostri genitori, qualche anno prima che noi venissimo buttati al mondo), dove pascolano due cavalli, uno nero e uno rossiccio, che, se potessero, non rifiuterebbero di certo un boccone di quella stessa mela che stiamo mangiando ora. Procedendo con i morsi, assestati simmetricamente per tutta l’area della mela, non dovremo risparmiare nemmeno il lato ammaccato. Quello, il lato offeso, avrà un sapore più dolce degli altri, fermentato, quasi alcolico, e avrà un vago odore di mosto borbottante dentro tini di un autunno benevolo, assolato e tiepido.
Si procederà con questo metodo fino all’ultimo boccone, che dovrà necessariamente essere consumato davanti alla finestra aperta, mentre fuori canticchia un’aria buona, dolce d’estate e di ronzare d’insetti. E allora non si potrà non essere contenti di aver potuto mangiare una mela così felice.